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Percorso espositivo

Primo Piano / Tensioni formali nel Cinquecento: visioni nordiche

Tensioni formali nel Cinquecento: visioni nordiche

Continuamente rimodellata a ogni cambiamento culturale, tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento, la Maddalena diviene sempre più una figura autonoma e anche nelle scene di gruppo il suo ruolo ottiene una forte evidenza. Sia da sola, sia in gruppo, nelle derivazioni nordico-fiamminghe la sua immagine è quella di una nobildonna: giovane di grande bellezza, abbigliata sontuosamente, che sfoggia un’indole assai aristocratica e, espressione del nuovo dinamismo sociale nordico, grandi ricchezze. Così nella preziosa statuetta lignea attribuita a Jan Borreman, così nel disegno attribuito a Luca di Leida e nella toccante xilografia di Dürer.

I due preziosissimi arazzi forlivesi, realizzati nelle Fiandre e così vicini a quelli appartenuti al vescovo principe di Trento, Bernardo Cles, da essere indicati come opera dell’atelier di Pieter van Aelst – l’autore degli esemplari realizzati sui cartoni di Raffaello per la Cappella Sistina – ne confermano l’interpretazione. Nel Compianto su Cristo morto, di scuola di Rogier van der Weyden, Maria Maddalena racconta in modo composto un respiro affannato dal pianto, mentre la mano coperta dal mantello è pronta ad asciugare le lacrime. La veste, finemente ricamata da biacca, ha il bordo filigranato con perle e gemme. Una ricchezza esibita della quale non si è ancora spogliata.

Oltre vent’anni dopo, la tavola di Cornelis Engebrechtsz segnala un ulteriore cambiamento. La moltiplicazione dei personaggi, nella sequenza del Calvario, conferiscono al racconto un contesto sociale contemporaneo. La zuffa di contadini in basso indica un mondo lasciato in preda al caos, il comportamento ignobile da parte degli uomini di chiesa allude alla diffusione della Riforma luterana. Tuttavia, neppure la Riforma rinuncerà all’immagine tradizionale della Maddalena. Se la corrente religiosa umanista (con Jacques Lefèvre d’Étaples) cercò di riportarne la figura alla sua singolarità evangelica, Lutero e Zwingli finirono col mantenerne i volti tradizionali, nonostante l’insistenza sulla sua presenza presso la croce.