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Percorso espositivo

Piano Terra / L'estetica del dolore: modelli figurativi nell'arte antica

L'estetica del dolore: modelli figurativi nell'arte antica

E’ stato scritto acutamente che il Rinascimento ebbe la sua culla in una tomba, a dire, nello studio, talora occasionale, ma decisivo dell’arte antica. Nei sarcofagi e nei bassorilievi greco-romani in particolare.

Molta della composizione artistica, a partire dal Duecento, trova nei linguaggi formali dell’antico la propria scaturigine e il proprio rinnovamento, dando forma a un linguaggio nuovo, tale da creare un discorso/istoria nuova. Quella che noi chiamiamo “pietà” o “compianto” non trova menzione nei primi codici del cristianesimo. I Vangeli non ne parlano. Gli artisti hanno interpretato i fatti, espresso i sentimenti dell’azione scenica, mutuando e creando il loro linguaggio interpretativo dall’arte precedente, conferendole in questo modo un nuovo significato. Hanno dato vita, secondo l’espressione di Aby Warburg, a una nuova “formula del pathos”. Nicola Pisano e Giotto sono tra i primi, ma in seguito soprattutto Filippino Lippi, Mantegna e Raffaello hanno saputo utilizzare brani di un repertorio comune nell’antichità (e in seguito per lungo tempo dimenticato) e trasformarlo in un nuovo repertorio narrativo.

La serie dei sarcofagi e dei bassorilievi pervenutici dal mondo greco-romano che istoriano la morte di Meleagro, o la diffusa iconografia di menadi danzanti, l’abbandono dei corpi uccisi e trasportati, le lamentazioni antiche, le braccia spalancate all’indietro o ricurve in avanti, i lembi delle vesti svolazzanti e aderenti ai corpi, la stessa composizione spaziale hanno fornito motivi espressivi al nuovo linguaggio figurativo: parole antiche per una nuova estetica del dolore e del sentimento.  

In Mantegna e Raffaello la figura del trasporto del corpo morto di Meleagro diventeranno il trasporto del Cristo morto. Il braccio pendente del corpo di Meleagro, il languore della morte stessa del corpo del Cristo. La corsa dionisiaca o la danza di una menade, in un diverso schema iconografico danno espressione al dolore incontenibile, al movimento disperato e involontariamente sensuale della Maddalena.